A circa 400 metri al largo dal comune di Stresa, bagnata dalle acque del Lago Maggiore, vi trova collocazione l’Isola Bella.

Essa fa parte delle “Isole Borromee”, un arcipelago che la nobile famiglia dei Borromeo ebbe in feudo dai Visconti di MIlano nel XVI secolo. L’isola fino al 1630 era uno scoglio abitato da pescatori con due piccole chiese e qualche orto, ma grazie a Carlo III Borromeo, a partire dal 1632, iniziò un grandioso progetto che porterà alla costruzione del palazzo di famiglia e del giardino all’italiana. Egli dedicò l’isola alla moglie, Isabella d’Adda, da cui “isola Isabella” e poi “isola Bella”.
Il cantiere venne affidato al progettista milanese Giovanni Angelo Crivelli che ideò anche la progettazione dell’impianto di base dei giardini. La pandemia di peste che colpì il ducato di Milano nel XVII secolo causò un arresto dei lavori che ripartirono sotto Vitalino VI Borromeo, considerato a tutti gli effetti il fondatore dell’isola, che ampliò e modificò il progetto originale.
I lavori che hanno portato all’attuale assetto del palazzo si susseguirono senza interruzione anche durante il ‘700 e ‘800 fino ad arrivare alla prima metà del ‘900 quando con Vitalino IX vengono ultimanti il Salone Nuovo, la facciata settentrionale e il grande molo. I giardini vennero invece ultimati già nel 1671 sotto Carlo IV, dopo una progettazione e costruzione durata quarant’anni.
Palazzo Borromeo
Caratterizzato da una pianta a “T” domina la costa Nord dell’isola con la sua facciata lunga ben 80 metri, contraddistinta da una sporgenza a semicerchio nel centro dove è collocato in Salone d’Onore. Cuore del palazzo è la Galleria Berthier che contiene oltre 130 quadri capolavori originali e copie dei grandi maestri del passato del calibro di Raffaello, Tiziano, Correggio – prassi ricorrente nelle collezione delle famiglie nobili di un tempo. Ambienti caratteristici sono la Sala del Trono, la Sala delle Regine, il Salone degli Arazzi e le “Grotte”, ambienti costruiti simulando dei veri e propri elementi naturali.
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Il giardino
Si accede ai giardini per mezzo dell’atrio di Diana: uno spazio aperto a pianta poligonale, chiuso sul fondo da una nicchia nella quale trova spazio una statua della dea e caratterizzato da due scalinate ricurve che presentano una disimmetria nascosta per permettere l’allineamento corretto tra il Palazzo e i giardini. Da qui si passa al “Piano della canfora”, così chiamato per un monumentale albero della canfora piantato nel 1820. Attorno a questo sono disposte simmetricamente 6 aiuole che ospitano piante esotiche.
Il pezzo forte del giardino è il “Teatro Massimo”, articolato in 3 esedre sovrapposte a creare dei terrazzamenti nei quali trovano spazio statue, obelischi e fontane che si integrano con la vegetazione della scenografica composizione d’insieme dell’opera. Alla cima di questo monumento svetta una statua dell’unicorno, simbolo araldico dei Borromeo. Vi è poi il cosiddetto “Giardino quadro” caratterizzato da una vasca centrale e aiuole decorate da siepi di bosso come a formare un ricamo. Il giardino si compone di piante rare ed esotiche di ampia varietà e ciò permette una fioritura che copre tutto l’anno solare. Dal 2002 i giardini dell’isola, insieme a quelli dell’Isola Madre (situata anch’essa nel Golfo Borromeo), fanno parte del prestigioso circuito inglese della Royal Horticultural Society.



L’Isola è raggiungibile tramite battello ed è visitabile. Per informazioni, tariffe e orari di accesso consultare il sito internet dedicato alle isole borromee.
Autore: Mattia Tron