“La memoria non può e non deve essere cancellata, coloro che hanno vissuto in prima persona sono sempre meno e la loro testimonianza rischia di perdersi nelle pieghe della quotidianità. A noi il compito di mantenere vivo il ricordo di quanto accaduto durante il secondo conflitto mondiale”. Lo dichiara, in una nota, la consigliera regionale di Alleanza Verdi e Sinistra, Serena Pellegrino, presente questa mattina a San Giovanni al Natisone alla cerimonia di commemorazione dei 26 patrioti e partigiani impiccati dai nazifascisti a Premariacco e San Giovanni al Natisone.
Le 26 vittime, alcuni civili prelevati il 9 maggio del 44 e incarcerati tra i giovani di Feletto Umberto e altri partigiani
già reclusi nel carcere di via Spalato a Udine, durante la guerra di liberazione hanno pagato con la propria vita una rappresaglia nazifascista perpetrata a seguito dell’uccisione di tre soldati tedeschi avvenuta il 17 e il 25 maggio. Quattro giorni dopo 13 di loro, quasi tutti ragazzi sotto i 26 anni, vennero portati a
Premariacco e 13 a San Giovanni al Natisone e furono impiccati davanti alla popolazione. “Gli eventi che in queste settimane si stanno moltiplicando anche nella nostra regione – continua Pellegrino – non possono che farci alzare ancora di più l’attenzione nei confronti della memoria. Il revisionismo storico che si sta progressivamente radicando in una parte della popolazione deve metterci in guardia e ribadire che l’apologia di fascismo è un reato per il nostro
codice penale”.
I rappresentanti dei Comuni di Tavagnacco, Premariacco, Corno di
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Rosazzo, San Giovanni al Natisone, insieme alla Consulta dei
ragazzi, hanno evidenziato l’importanza della memoria storica
rafforzata dalle commemorazioni che hanno una radice
antifascista.
“Condivido quanto espresso dal rappresentante dell’Anpi di Udine,
Stefano Pol, quando sostiene che comincia a far presa
nell’opinione pubblica quella contrapposizione tra il fascismo
del ventennio e quello del ’43, tra un fascismo degli
irriducibili e un presunto fascismo buono, monarchico che ha
dominato e plasmato il Paese – aggiunge la consigliera -. Abbiamo
evitato di affrontare i crimini del fascismo, commessi grazie
alla connivenza e complicità di molti italiani. Abbiamo preferito
mettere sotto il tappeto una realtà che ci appariva scomoda”.
Oggi, conclude, “corriamo il rischio di non accorgerci che ci può
essere una erosione democratica a favore di fenomeni di
involuzione autoritaria che le crisi di questi anni, non ultima
la guerra, ci pongono davanti agli occhi”.