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MONTANO LUCINO: UFIS PRESENTA UN ESPOSTO ALLA COMMISSIONE EUROPEA A TUTELA DEI FRONTALIERI

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Lo avevano annunciato qualche giorno fa ed ecco il comunicato ufficiale di Ufis che annuncia una presa di posizione netta. Si tratta di un passaggio storico per la tutela dei frontalieri: per la prima volta un sindacato indipendente della categoria porta in sede europea un’azione strutturata, supportata da documentazione, testimonianze e analisi giuridiche, per chiedere l’apertura di una procedura d’infrazione e il ripristino dei principi di equità, proporzionalità e libera circolazione.

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Unione Frontalieri Italiani in Svizzera ha trasmesso alla Commissione europea un esposto strutturato che segnala, punto per punto, le possibili violazioni degli accordi bilaterali Italia–Svizzera e del diritto dell’Unione da parte dello Stato italiano e, per alcuni profili, prassi cantonali ticinesi con effetti sui lavoratori frontalieri. Il lavoro nasce grazie ai testi, alle testimonianze e alla documentazione inviate dai lavoratori per sostenere le nostre istanze in Regione, insieme a uno studio approfondito di accordi bilaterali, delibere regionali e norme statali. L’esposto è stato inoltrato alla Commissione (DG EMPL e DG GROW) e portato all’attenzione delle istituzioni europee competenti. 

Cosa contestiamo

Nel dossier UFIS sono elencati i principali profili di illegittimità che colpiscono i frontalieri, tra cui:

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  • la “tassa sanità” regionale a carico di lavoratori già assicurati in Svizzera, con effetti di doppia imposizione e violazione della libera circolazione; 
  • la discriminazione tra “vecchi” e “nuovi” frontalieri introdotta dal nuovo Accordo Italia– Svizzera e dalla relativa attuazione italiana; 
  • ritardi e ostacoli nell’accesso alla NASpI per mancate istruzioni operative e prassi INPS non allineate al diritto UE; 
  • uso distorto dei ristorni fiscali, non coerente con le finalità pattizie e i principi di buona fede; 
  • carenze strutturali di coordinamento amministrativo e di scambio dati tra Italia e Svizzera; 
  • violazioni trasversali dei principi UE (parità di trattamento, proporzionalità, certezza del diritto, Carta dei diritti fondamentali) e prassi ticinesi potenzialmente lesive del principio di reciprocità. 

Cosa chiediamo in sede europea

UFIS ha chiesto alla Commissione di:

  • valutare l’avvio di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia (art. 258 TFUE);
  • acquisire chiarimenti ufficiali su delibere regionali e atti nazionali che incidono sui diritti dei frontalieri;
  • istituire un tavolo tecnico UE–Svizzera–Italia con la partecipazione delle parti sociali (inclusa UFIS);
  • coordinarsi con l’EFTA Surveillance Authority per monitorare e correggere le prassi cantonali;
  • garantire la piena e uniforme applicazione del Reg. (CE) n. 883/2004 e dei Trattati/Carte UE. 

Obiettivi immediati per i lavoratori

Con questa azione, la prima di tale forza promossa da un sindacato dei frontalieri a tutela della categoria in sede europea, UFIS punta a:

  • eliminare le discriminazioni sui “nuovi frontalieri” e riallineare il trattamento ai principi UE di parità e proporzionalità; 
  • bloccare la “tassa sanità” regionale, evitando duplicazioni e aggravi illegittimi; 
  • riportare lo smart working a soglie più alte, in linea con gli standard adottati in altri Paesi europei e compatibili con la mobilità transfrontaliera; 
  • rendere effettiva e tempestiva la NASpI per i frontalieri, con istruzioni operative chiare e calcoli conformi al diritto UE; 
  • vincolare i ristorni al sostegno dei territori di confine e ai servizi realmente destinati ai frontalieri; 
  • rafforzare il coordinamento amministrativo tra autorità italiane e svizzere per prevenire contenziosi e ritardi. 

Un passaggio storico

Portare il caso frontalieri in Commissione europea significa chiedere un vaglio terzo e autorevole sul rispetto degli impegni assunti dall’Italia con l’UE e con la Svizzera. È un passo necessario per ristabilire certezza del diritto, equità fiscale e piena tutela sociale dei lavoratori, oggi compromesse da scelte e prassi che riteniamo contrarie ai Trattati, agli Accordi bilaterali e alla Carta dei diritti fondamentali. 

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