“Quello del Friuli Venezia Giulia è un impianto organizzativo sanitario che ha ottenuto conquiste straordinarie nei campi della ricerca e della tecnologia, ma continua a faticare nelle situazioni ordinarie. Questo perché negli ultimi 30 anni non sono stati attuati gli interventi necessari per restare al passo dell’evoluzione demografica e dei mutati bisogni di salute della popolazione. È improcrastinabile mostrare il coraggio di modificare queste dinamiche, prendendo decisioni che consentano di migliorare i livelli essenziali di assistenza, l’appropriatezza delle cure e le condizioni in cui il personale sanitario si trova a operare”.
Così l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi è intervenuto questa sera al convegno, organizzato a Gemona del Friuli da PrimaCassa Fvg, intitolato “Sanità: pensare alla salute quando si sta bene”. Assieme agli altri relatori Silvio Brusaferro (già presidente dell’Istituto superiore della Sanità), Marco Bertoli (direttore del Dipartimento delle dipendenze e della salute mentale in Asufc), Alvisa Palese (presidente della Conferenza permanente dei corsi di laurea e laurea magistrale delle professioni sanitarie) e Olga Vriz (responsabile presso il centro di Cardiologia e Medicina dello sport all’ospedale di San Daniele del Friuli), l’assessore ha tracciato lo scenario della situazione sanitaria in regione, focalizzandosi in particolare su come l’intero sistema è chiamato a rispondere a un contesto sociale molto diverso rispetto agli scorsi decenni.
“A fronte di un’aspettativa di vita che nel tempo è costantemente cresciuta, e con essa il progressivo invecchiamento della popolazione, non si può non tenere in considerazione come la domanda di assistenza sanitaria abbracci sempre di più l’elemento della cronicità e dell’integrazione sociosanitaria – ha osservato Riccardi – . È il capitale umano l’elemento fondamentale da cui deve partire il processo di cambiamento. In questo contesto, la Regione partecipa alla ricostruzione del sistema, consapevole che le scelte prese oggi produrranno risultati nel lungo periodo”.
“Non chiuderemo alcun ospedale del territorio – ha aggiunto il
rappresentante dell’Esecutivo regionale – ma non si può negare la
necessità di destinare le strutture di rete, specie se a breve
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distanza l’una dall’altra, a specializzazioni differenti”.