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Il vicegovernatore Riccardo Riccardi con il dg dell'Asufc, Massimo Braganti

Covid: Riccardi in III Comm, riemerge problema carenza personale

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L’emergenza-pandemia ha portato allo scoperto il problema dei problemi per chi si occupa di sanità pubblica: servono più medici e infermieri ma è difficile assumerli e formarli in tempi rapidi.   E’ questo il tema che – nelle tre ore e mezza di confronto tra i consiglieri della Terza commissione, i vertici dell’Azienda sanitaria del Friuli centrale e il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi – è emerso con maggiore nitidezza dai vari interventi.   La commissione, presieduta in modalità telematica dal leghista Ivo Moras, era in realtà convocata per un’audizione più specifica, ovvero il Piano attuativo per i presìdi ospedalieri Santa Maria della Misericordia e Gervasutta di Udine, ma i consiglieri ne hanno approfittato per porre a Riccardi e al direttore generale dell’Asufc, Massimo Braganti (in collegamento da Palmanova e accompagnato dai dirigenti sanitari Amato De Monte, Giorgio Brianti e Denis Caporale), domande di carattere più generale.   I commissari hanno infatti rivendicato il diritto di essere informati più di frequente sulla lotta anti-Covid. “Da regolamento le audizioni dovrebbero essere convocate entro 15 giorni dalla richiesta”, ha protestato Andrea Ussai (M5S), e analoghi concetti sono stati espressi dai consiglieri del Pd, Mariagrazia Santoro e Roberto Cosolini, da Furio Honsell (Open Fvg) e anche da Emanuele Zanon (Regione Futura), consigliere di Maggioranza, secondo il quale “servirebbe una riunione della Terza commissione ogni 7-10 giorni”.   Walter Zalukar, consigliere del Gruppo misto, è andato anche oltre definendo “passerella e fiera della vanità” la riunione dello scorso dicembre, quando furono convocati tutti i dirigenti delle aziende sanitarie regionali. Un’uscita che non è piaciuta per nulla al vicegovernatore: “Io non ho mai fatto passerelle, quando si chiede rispetto prima bisogna darlo”, ha replicato Riccardi. Che peraltro ha manifestato la disponibilità a confronti più frequenti in Commissione, ma ha ricordato che “siamo in emergenza, e il termine dei 15 giorni richiamato da Ussai vale per le situazioni normali, non adesso”.   Toni più morbidi, e maggiore condivisione, nel corso del dibattito sulle criticità emerse in questi mesi. A cominciare appunto dalla carenza di personale. “Da febbraio proviamo ad assumere medici e infermieri – ha ricordato Braganti – ma non siamo riusciti a coprire tutto il fabbisogno. Abbiamo potuto utilizzare solo 409 dei 750 posti assegnati dal concorso regionale, gli altri non hanno accettato”. “La tecnologia si acquista – gli ha fatto eco De Monte, nel rassicurare sul numero di posti letto nelle terapie intensive – , i locali si riadattano ma il personale non si compra e bisogna prepararlo: la formazione dei medici richiede anni, e un infermiere dopo la laurea ha bisogno di 7-8 mesi per riuscire a diventare autonomo nei reparti di rianimazione”.   “Si soffre – ha riassunto il vicegovernatore Riccardi nel suo intervento finale – per la carenza di infermieri a causa di un imbuto formativo, ed è un problema che dovremo affrontare anche nei prossimi anni. Per fortuna è stata finalmente rivista la legge dello Stato del 2004 che bloccava le assunzioni, grazie a una pressione forte delle Regioni”.   In Commissione si è parlato naturalmente anche dell’evoluzione del virus in Fvg. Ai consiglieri che richiamavano il pericolo di finire in zona “rosso scuro” a causa delle valutazioni europee, Riccardi ha risposto che “siamo in realtà in una condizione di rischio moderato, anche se non certo fuori dalle difficoltà: del resto è per questo che abbiamo difeso davanti al Tar la decisione di non riaprire le scuole”. La seconda ondata si è peraltro rivelata in regione ben peggiore della prima, e lo dicono i numeri elencati dai dirigenti sanitari protagonisti dell’audizione: a livello di Friuli centrale, 25mila casi di positività contro i 1006 della fase uno.

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