«Somebody. Teatro delle Diversità» è il libro (Grafo edizioni, 80 pagine, 18 euro) dedicato alla compagnia teatrale fondata a Brescia nel 2016 dall’attrice e regista Beatrice Faedi. Un’avventura culturale dalle radici profonde e ramificate, accompagnata fin dal suo inizio dalla Cooperativa La Rete e sostenuta in questi anni dal Comune di Brescia (assessorati ai Servizi sociali e alla Cultura), dal Centro teatrale bresciano e da Fondazione Asm – Gruppo A2A.
Nel volume, Sara Centenari ripercorre il cammino di Somebody Teatro, che ha prodotto in questi anni «laboratori, spettacoli, letture, ospitalità e giornate di riflessione e approfondimento», coinvolgendo «educatori formati, volontari senza background teatrale, attori professionisti o amatori debuttanti con caratteristiche fisiche, cognitive e caratteriali assai eterogenee». Un’attenzione particolare è stata riservata ai soggetti fragili, interpreti con “diverse abilità” che hanno sul palcoscenico la possibilità di esprimere liberamente la loro personalità.
Come scrive nel testo introduttivo il critico teatrale Antonio Audino, i componenti di Somebody – senza mai negare le valenze terapeutiche, umane e sociali che sono alla base della loro attività – «si sono sempre riuniti e hanno iniziato a lavorare, e continuano a farlo, perché hanno voglia di raccontare insieme qualcosa, di ragionare intorno a un’idea, cercando poi gli elementi visivi, le parole, i gesti e le invenzioni che facciano passare al meglio quelle riflessioni. Tutto questo unito alla passione e al divertimento di lavorare, sempre tutti insieme per fare il teatro».
Beatrice Faedi ribadisce questa convinzione nell’intervista conclusiva, dialogando con Nicola Rocchi su quello che oggi viene definito “teatro sociale d’arte”: «Quello che noi di Somebody preferiamo è essere definiti “teatro” e basta, perché se è vero, come si dice, che il teatro racconta la vita, allora anche i nostri progetti sono parte integrante dell’attività teatrale. […] Molti progetti teatrali legati al sociale sono una sorta di cura; tutti sono anche percorsi educativi, di coinvolgimento, di lavoro sulla pari dignità, e queste cose noi le pratichiamo. Alla fine, però, lo spettacolo va giudicato in quanto tale».
I cinque spettacoli scaturiti da questi laboratori – da «Somebody» del 2016 a «Bestia Rara», andato in scena nel 2019 con 53 interpreti – sono elencati e descritti nel libro, che ne fornisce anche un esauriente racconto fotografico. La sezione centrale è dedicata a «Bestia Rara», costruito intorno ai testi della poetessa Mariangela Gualtieri: alle coinvolgenti fotografie scattate in palcoscenico da Celeste Lombardi si unisce un testo ispirato allo spettacolo, realizzato per il libro dalla scrittrice bresciana Paola Baratto. Gli altri autori delle immagini contenute nel volume sono Tiberio Faedi e Christian Penocchio.
«C’è una ricchezza straordinaria nell’esperienza sociale di Somebody Teatro, nel suo essere realtà totalmente aperta, inclusiva e ricettiva» scrive Laura Castelletti, vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Brescia. L’impegno della compagnia nella città spinge l’intera comunità «a ripensarsi meno esclusiva» secondo Domenico Bizzarro, presidente della Cooperativa La Rete.
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Somebody, per il direttore del Ctb Gian Mario Bandera, rappresenta «l’incontro con una realtà umana profonda e coinvolgente», ma anche con «una realtà teatrale a tutto tondo» che è «motore di rigenerazione umana e sociale per tutte le persone coinvolte». Un’amalgama dal sapore alchemico, la cui forza emozionale – lo sottolinea Felice Scalvini, presidente di Fondazione Asm – Gruppo A2A – si sprigiona grazie all’unione di «due sostanze all’apparenza semplici, ma in realtà piuttosto rare nella forma pura e cristallina che qui troviamo: l’arte e l’amore».
«Un talento controvento. Senza l’illusione del successo o la soddisfazione narcisa di chi provoca per furbizia.
Che insegni il coraggio della lucidità senza sconti, il rischio di fare il contropelo a costo di uscirne scarmigliati. E l’onestà di mostrarsi in un certo modo perché diversamente non si può».