Abbiamo incontrato Franco Bramani che non vuole essere definito esperto, bensì un conoscitore delle questioni legate alla montagna, ai suoi risvolti, al rispetto dei luoghi dove abita e la natura. Con lui abbiamo toccato l’argomento del Monte San Primo, dopo l’incontro “Quale futuro sul Monte San Primo”. Nell’intervista ribadisce che i soldi del progetto sono tanti, sono troppi per una montagna che non produce più neve come negli anni d’oro. Ci tiene a dire la sua in merito, ad esporsi così come ha fatto sempre.
“E’ risaputo che la produzione di neve artificiale non è sostenibile a 1180 m. di quota, per via di forti ed evidenti cambiamenti climatici in corso, la collocazione del sito all’interno di un’area con temperatura mitigata dalle acque dei tre rami del lago di Como, la carenza d’acqua del luogo che, tra l’altro, ha un sottosuolo carsico, ricco di grotte vaste e spettacolari, entro le quali le acque, scorrendo, hanno modo di mineralizzarsi, ossigenarsi e depurarsi prima di alimentare sorgenti e acquedotti dei paesi sottostanti.
La vasca di raccolta acque non può essere condivisa tra: Innevamento artificiale, Antincendio e Abbeverata bestiame, in quanto quella destinata ai “cannoni” da neve, deve essere pulita, non stagnante o putrescente, per essere “sparata” in condizioni idonee dagli ugelli. La vasca in progetto è in telo PVC, con bordi inclinati a 27°. Per avere una buona capienza e poter essere utilizzata dal cestello anti incendio dell’elicottero, avrà una profondità di 4 m. Potrà essere di pericolo per la incolumità di persone, bambini e animali. Il lato verso monte avrà una profondità di 30 cm. dove, in estate, i bambini potranno “sguazzare” in un’acqua che, inevitabilmente diverrà putrida e ricca di batteri, coli, ecc.
Il luogo dove verrà realizzata la vasca di raccolta acque, la pozza per i bambini, la stazione di pompaggio acqua e aria e il quadro elettrico, è posizionato proprio nella naturale depressione dove, da sempre, viene convogliata l’acqua piovana. In caso di violenti precipitazioni vi verrebbero convogliati anche tutti i detriti. Ricordiamocelo in futuro!
I Tapis roulant, a differenza degli impianti a fune sono più corti, lenti e necessitano di protezione estiva dall’eventuale calpestio di animali selvatici e bovini. Operando su pendenze del 21 % potrebbero facilitare rovinose cadute singole o multiple. Saranno, comunque, quattro “sfregi” permanenti nel terreno con dispersione nello stesso di oli lubrificanti, residui ferrosi e fibre sintetiche. Ricordiamocelo in futuro!
Non secondari saranno i costi di: energia elettrica, opere per reperimento e conservazione acqua, stesura dei tubi di adduzione aria compressa, acqua e corrente elettrica, battipista, cannoni e mezzi per il loro spostamento.
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In fine: chi gestirà un impiantino, che già da analisi iniziale, non sosterrà i costi di gestione? Saranno altre sovvenzioni, a debito per la collettività! Ricordiamocelo in futuro!
La creazione di nuovi parcheggi, e la costruzione di nuove strutture, sottrarrebbe ulteriore terreno drenante e favorirebbe un pericoloso scorrimento delle acque meteoriche in superficie. In generale i dissesti idrogeologici, soprattutto montani, iniziano con progressive alterazioni del suolo che ai meno avveduti paiono insignificanti poi … accadono le così dette calamità naturali che comportano danni, drammi e costi, e ci si interrogherà su come siano potute accadere. Ricordiamocelo in futuro!
Per contrastare incendi boschivi è molto più importante l’opera di prevenzione, con pulizia e manutenzione dei boschi, che non la creazione di una vasca che servirà “dopo”.
Questo progetto vorrebbe dare maggior sviluppo al territorio su tutto l’arco dell’anno, senza tener conto che già ora, tutte le strade del Triangolo Lariano, in alcuni periodi, in giorni pre-festivi e festivi, sono intasate da traffico veicolare di ogni genere: auto, moto, bici da strada, mountain bike, raduni, corse agonistiche o dilettantistiche, corse podistiche e staffette con fiaccola che creano lunghe e inquinanti colonne e incidenti. Gli abitanti del territorio si trovano preclusi un normale e fluido spostamento, magari verso un ospedale in caso di emergenza o per far visita a un parente o, semplicemente, per recarsi al lavoro o per andare a fare acquisti. Diverrà zona super-affollata, contingentata e con costi tipo Venezia. Ricordiamocelo in futuro!
Il territorio del Triangolo Lariano è apprezzato e ricercato proprio perché è così com’è: il più naturale possibile! E’ frequentato oltre che dagli abitanti delle inquinate aree metropolitane italiane anche da molti turisti stranieri che qui vengono per percorrere gli spazi naturali residui, che in futuro diverranno sempre più rari e preziosi. Basti, ad esempio, guardare ad ambite aree montane Altoatesine, Dolomitiche o Svizzere.
Purtroppo i nostri politici hanno dimostrato, nel tempo, di non essere lungimiranti con la gestione del territorio e dei debiti! Infatti sono sempre più frequenti frane, smottamenti, inquinamenti, inondazioni, drammi e costi elevati. Oltre alla non sostenibilità della produzione e mantenimento della neve, aggiungere altalene, dondoli, giochini, scivoli, “tubing”, una pozza di acqua stagnante ecc. non è pedagogico, servirà a perpetuare quei “bamboccioni” di cui spesso si parla. Questi giochini, li trovano già nei parchi artificiali cittadini. Qui potrebbero correre, scoprire, conoscere e trovare qualcosa di diverso: la natura vera, che è il miglior investimento per il futuro.
Altra evidente incongruenza è il far convivere questa ipotizzata artificiosa attività ludico-ricreativa (con la profusione di 5 milioni di euro) con l’attività agro-silvo-pastorale, da sempre decantata, e molto sovvenzionata, dalla Comunità Montana. Non è forse meglio e auspicabile camminare, correre, osservare l’ambiente naturale, animali al pascolo, gioire di acquisto e degustazione di prodotti lattiero-caseari locali?-Sovrasfruttare un ambiente bello, unico e ricercato, come quello del S. Primo e di riflesso quello del Triangolo Lariano, non sarà di aiuto né ai suoi abitanti né ai turisti, che lo troveranno banalizzato, depauperato e irrimediabilmente depredato delle sue attuali peculiarità.
In un periodo di folle euforia, di finanza pubblica, che aumenta pericolosamente il debito pubblico, (che poi tutti noi pagheremo) la gente si chiede a chi giovino questo ed altri illogici progetti. A una manciata di imprenditori, che poi andranno alla ricerca di manovalanza, migrante, a basso costo, o a qualche politico che potrà dire di aver speso molto sul territorio … o a entrambi, a discapito di tutti?
I soldi hanno sempre un costo: se ci sono non vanno buttati, ma investiti in progetti intelligenti. RICORDIAMOCELO SEMPRE!”
Franco Bramani