Sono passati 5 anni da quel tragico incidente di gara a Molino dei Torti (AL) dove il povero Giovanni Iannelli perse la vita a 140 metri dall’arrivo della gara dilettantistica all’87° Circuito Molinese.
La dinamica dell’incidente riproposta anche in un video che a rivederlo fa venire i brividi, a 140 metri il gruppo si presenta a 70 km/h in una viuzza stretta e piena di impedimenti come pali della luce, piccoli marciapiedi di porfido, cartelli stradali e altro che solo chi ha percorso quella strada può capire a distanza di tempo che quello sprint aveva qualcosa di anomalo. Giovanni in gruppo per sprintare sbanda ed esce dal gruppo impattando su due colonne di cemento di una casa, prima colpisce con il pedale la prima colonna, poi immediatamente dopo colpisce in pieno la seconda colonna. Una tragedia, archiviata come incidente da chi doveva tutelare il ciclista, il ragazzo, scomparso di li a poco. In questi anni il papà Carlo si è battuto come un leone e un’amara sentenza civile condanna organizzatori e FCI a risarcire.
Carlo Iannelli papà di Giovanni Avvocato ed ex Dirigente della Federazione dice al telefono raggiunto in queste ore: “E’ un’amara realtà quella di questa sentenza che condanna Federazione ciclistica italiana e gli organizzatori. Non c’è risarcimento che possa ridare un figlio. Da quel tragico giorno ho sentito dalla Federazione e dai suoi componenti frasi aberranti, bugie su bugie sulla tragedia di Giovanni, come avrebbe potuto frenare, fermarsi. Tutto questo è inconcepibile da chi dovrebbe tutelare i corridori, ragazzi. Mio figlio è morto per una grande negligenza a cui nessuno vorrebbe risponderne. Ora presenterò la quarta richiesta per istituire un processo penale, ma ancora una volta ho come la sensazione che verrà nuovamente archiviata, perchè questo processo non si deve celebrare, troppi coinvolti, troppe facce “per bene” che rischiano”.
Il dramma di Giovanni ha scosso l’ambiente del ciclismo, da Cassani a Nibali, da Cipollini a Martinello hanno espresso un pensiero a favore del corridore ormai scomparso e contestando la mancata gestione della sicurezza dei corridori.
La Sentenza di primo grado composta da 49 pagine fissa dei punti ben precisi, facendo comprendere le responsabilità a cui ci si potrà appellare.
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